Principessa Mononoke: 5 curiosità sul film di Miyazaki

Principessa Mononoke è uno dei film più iconici dello Studio Ghibli, diretto da Hayao Miyazaki. Uscito nel 1997, il film racconta una storia epica ambientata in un Giappone pre-industriale, dove l’uomo e la natura sono in conflitto.

La trama ruota attorno ad Ashitaka, un giovane principe della tribù degli Emishi, che dopo essere stato maledetto da uno spirito demoniaco, intraprende un viaggio verso Ovest per cercare una cura. Durante il suo cammino, incontra la Principessa Mononoke, che combatte contro la distruzione della natura ad opera degli esseri umani, in particolare della misteriosa Madame Eboshi, leader del villaggio industriale di Tatara.

Il conflitto tra uomo e natura, tra progresso e rispetto per l’ambiente, è al centro di questa storia. Ma dietro questa straordinaria pellicola si nasconde qualcosa di più? Anche se hai già visto il film ti racconto 5 curiosità che potrebbero sorprenderti.

5 curiosità su Principessa Mononoke di Hayao Miyazaki

1. Chi è la Principessa Mononoke e qual è il suo vero nome?

La Principessa Mononoke, il cui vero nome è San, è una giovane donna che ha vissuto tutta la sua vita con i lupi, essendo stata adottata da una lupa. San odia profondamente gli esseri umani, in particolare Madame Eboshi, per la sua distruzione dell’ambiente e la sua spietata politica industriale. La sua figura è misteriosa, e il suo comportamento guerriero la rende una delle protagoniste più affascinanti del film.

2. Perché si chiama “Principessa Mononoke”?

Il termine “Mononoke” indica uno spirito cattivo e vendicativo in giapponese. Questo soprannome le è stato dato in quanto la sua missione è quella di combattere contro gli esseri umani, che considera responsabili della rovina della natura. Il suo legame con gli spiriti del bosco e la sua lotta per proteggere l’ambiente la rendono una figura in bilico tra il mondo umano e quello soprannaturale.

3. I misteriosi personaggi della foresta

Oltre a San (Principessa Mononoke) e Ashitaka, il film è popolato da personaggi indimenticabili e oscuri. Okkoto è un gigantesco cinghiale posseduto da uno spirito maligno, simbolo della lotta della natura contro l’invasione dell’uomo.

Il Dio-Bestia è un’enorme divinità a forma di cervo che rappresenta il legame tra la natura e la morte, minacciato dalla crescente distruzione del mondo naturale. Lui è uno Shishigami: da un lato rappresenta la vita, incarnata dal cervo gigante che attraversa la foresta, mentre dall’altro simboleggia la morte, manifestandosi come il Dio Bestia, che appare più violento e distruttivo.

Il lupo bianco invece è Moro, la madre adottiva di San. Moro è un lupo gigante ed è uno degli spiriti della foresta ha cresciuto San come sua figlia, nutrendola e educandola nell’arte della lotta contro gli esseri umani.

Moro è anche simbolo di sacrificio e fedeltà nei confronti della natura, ed è disposta a lottare fino alla morte per difendere la foresta e gli spiriti che la abitano.

Ma i veri simboli di questo capolavoro sono gli omini bianchi. Questi spiriti dei boschi, dal corpo simile a quello di piccole figure umane avvolte in un manto bianco e etereo, rappresentano la vita e la sacralità della foresta. Sono protettori della natura, e sono strettamente legati al destino del bosco stesso. Pur non essendo protagonisti attivi, incarnano l’essenza del mondo naturale e la sua vulnerabilità di fronte all’espansione dell’uomo.

4. Come finisce Principessa Mononoke: una spiegazione della storia

Il finale di Principessa Mononoke è complesso e simbolico. Ashitaka riesce a fermare il ciclo di vendetta e morte, aiutando a restaurare l’equilibrio tra uomo e natura. Nonostante le tensioni tra i vari personaggi, la storia si conclude con una nota di speranza, suggerendo che sia possibile trovare un punto di incontro tra le due forze in conflitto. Sebbene San e Ashitaka non possano vivere insieme, il loro legame è un simbolo di riconciliazione tra il mondo umano e quello naturale.

5. Dio Bestia e il meme della bestemmia sui social

Un aspetto curioso di questo film riguarda il “Dio-Bestia”. Sui social network, le parti dove i personaggi ripetono queste parole sono spesso riutilizzate come meme perché suonano come una bestemmia.

Anzi se andiamo a scovare le origini di questo Dio Bestia, scopriamo che si tratta di un elemento tipico della religione Shinto. Gli Shinto hanno avuto origine nel VI secolo a.C. e hanno costruito diversi templi per venerare divinità dalla forma animale. Nel film di Miyazaki questo personaggio è noto come Shishigami, rappresentando una divinità della foresta e della natura, capace di dare sia la vita che la morte e incarna l’interconnessione tra natura, divinità e spiritualità.​

Questo del Dio Bestia è un caso limite: l’accostamento di due parole come queste può sembrare offensivo; ma nel contesto del film e della trama non lo sono perché associate ad una figura sacra, una divinità della natura, simbolo di equilibrio e rispetto. Non si tratta quindi di un’offesa verso le religioni anche se nella nostra cultura italiana ascoltare queste parole ci sembra sempre molto bizzarro!

Per leggere altre curiosità sui film di Hayao Miyazaki puoi dare un occhiata al mio articolo su Porco Rosso.

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